Sebastiano Saglimbeni, una vita da intellettuale, docente, poeta, scrittore, traduttore dei classici latini, editore raffinato, ultranovantenne, ci coinvolge ancora una volta con un libro, dal titolo emblematico Memoria cara per Scripta Edizioni, con disegno di Ernesto Treccani in copertina. Nato a Limina in provincia di Messina, vive da cinquant’anni a Verona. L’intensa attività letteraria, radicata nei classici antichi e moderni, lo sguardo arguto sulla storia, la sensibilità empatica sulle vicende umane, nutrono queste pagine al pari della vasta cultura e degli incontri con personaggi di ogni ceto, dai poveretti che vivono “come spighe calpestate” a personaggi di spicco del Novecento.
“Cara” è la memoria sfogliata in dieci capitoli, racconti autobiografici che non possono che partire dal concetto di casa trattato in ogni sfumatura di significato; dalla Sicilia e dalla sua famiglia (pregnante il ricordo del padre grande invalido della Prima Guerra mondiale e l’affetto per le quattro sorelle); il suo maestro che lo prepara privatamente al Ginnasio; la vita dura dei contadini e dei diseredati, non discendenti da “magnanimi lombi” e i rapporti con grandi figure di intellettuali, in una prosa dai tratti poetici come un tempo musicale andante con brio.
Scorrere 114 pagine sembra una lettura veloce, ma in questo libro non lo è, sia per la densità dei fatti, i rimandi culturali, le vicende storico-sociali sia per il piacere trasmesso al lettore di immergersi nei paesaggi siciliani. Come in questo passo riferito all’età della fanciullezza “un po’ consumata nelle campagne con rovi, ginestre fiorite fragranti, gelsi dalle foglie ruvide e lisce, peri, mandorli, noci, ciliegi, castagni, spighe di grano e di orzo, pagliai, contadini mietitori ed aie…”.
Un episodio, tra i tanti: dall’amata isola, così carica di sole, profumi, colori, riporta a Verona in treno un paniere pieno di fichi, coperto con foglie di viti perché “avrei ancora potuto sognare quelle stagioni remote, quando, grossi e freschi e saporiti, li divoravamo, appena colti dall’albero o disseccati durante l’inverno”.
E quelle espressioni a inframezzare riflessioni come “Casa senza pensiero” – scritta con il gesso sulla facciata del cimitero di Limina -; “Suavis Domina” – la morte – o battute fulminanti come “gente algida di conoscenza e digiuni di verità”. I suoi ricordi appartengono ad una vita intensamente vissuta, con scelte coraggiose come quando realizzò le Edizioni del Paniere, in cui pubblicò Federico Garcia Lorca e i discorsi di Concetto Marchesi.
Sono tante le vicende dipanate, con passaggi temporali dal passato al presente, lungo un secolo che parla di vita, morte, coraggio e intraprendenza, rappresentata da tanti personaggi a cui anche il lettore si affeziona. Ci troviamo così a sorprenderci, commuoverci, divertirci lungo un sinuoso percorso negli spazi geografico-temporali delle esperienze umane, persone in cammino proprio come Sebastiano Saglimbeni, ognuno verso la propria meta.