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A Roma i murales diventano arte

Lontano da ogni canone di classicità, l’arte di strada si impone nella capitale con il suo grido di ribellione dalle periferie degradate e con tutta la sua voglia di rivalsa nei confronti di un mondo segregante

Scritte gigantesche in movimento sui convogli metropolitani, figure emblematiche che squarciano con i loro colori accessi il grigiore di quartieri annientati dall’abbandono di un’era postindustriale, muri grigi che improvvisamente prendono vita dallo svolgersi di una pellicola di un cartone animato retrofuturista: questa è la nuova arte che dilaga nelle metropoli moderne. Nati in Messico i murales sono stati l’espressione rivoluzionaria di un popolo che stava affrontando le proprie lotte sociali, rivelandosi un efficace mezzo di comunicazione che permetteva di esprimere concetti e sensazioni in modo rapido e comprensibile anche a chi non sapeva leggere. L’arte di scrivere sui muri si è sviluppata in forme diverse come i Graffiti o il Writing che rappresentano per lo più scritte, firme, graffiati riprodotti in modo fantasioso, mentre i Murales in quanto veri e propri disegni o dipinti, sono molto più assimilabili a una forma completa di pittura. La Street Art ha preso piede nelle periferie degradate delle megalopoli globalizzate proliferando nei ghetti di New York e Los Angeles, laddove la tradizione e la storia degli immigrati è stata svuotata di significato e sostituita con lo squallore di un ambiente dove la natura distrutta, veniva sostituita da anonimi drugstore, supermercati e spacci di una civiltà postindustriale.  Un fenomeno del nostro tempo senza precedenti, assolutamente distaccato dagli antichi canoni della tradizione artistica occidentale, che con difficoltà riesce a imporsi negli eleganti salotti dei centri storici ma che si espande nei quartieri dormitorio, periferie devastate dallo sviluppo criminale del territorio.

La Street Art è un’evoluzione artistica che rifugge i modelli tradizionali, è un’arte che associa alle tematiche politiche la provocazione, l’ansia di testimoniare se stessi e l’esigenza di rendere più accoglienti qui luoghi sopraffatti dall’obbrobrio e dall’inciviltà. A lungo osteggiata dalla pubblica opinione, in tempi recenti ha acquistato una nuova considerazione venendo accolta come un fenomeno positivo dei nostri tempi, fino addirittura ad essere chiamata a partecipare a festival culturali dalle amministrazioni comunali. Questo fenomeno ha invaso anche la Capitale che ha visto un cambiamento radicale di alcuni quartieri storici tramutati in vere e proprie gallerie d’arte; sulle pareti sberciate di edifici abbandonati, nei cavalcavia o sui palazzi dismessi si è visto un fiorire di colori; gli autori dei disegni fantasmagorici hanno abbandonato ogni antagonismo dichiarando un impegno alla riabilitazione del quartiere evocandone spesso il suo valore storico.

Ne è un esempio pratico il Museo di Urban Art di Roma (MURo), nell’area storica del quartiere Quadraro posto tra la via Tuscolana e Casilina. Per la sua fama di attivo centro dell’antifascismo, il quartiere fu teatro nella seconda guerra mondiale, del più feroce rastrellamento da parte dei nazisti. Definito “nido di vespe” dai tedeschi, il Quadraro pagò con la deportazione di oltre 900 uomini di cui solo la metà fece ritorno a casa. E’ proprio nel grido di dolore, nel valore eroico degli abitanti, nel voler perpetuare la memoria che le opere degli artisti hanno un filo conduttore che ricalca lo “spirito dei luoghi” ;  la collezione di opere di Street Art, principalmente murales, appartiene alla comunità e si arricchisce di giorno in giorno di  lavori realizzati da importanti firme dell’Arte Contemporanea di tutto il mondo.  L’artista ideatore e fondatore del Museo è David “Diavù” Vecchiato, che ha voluto realizzare un sogno ad occhi aperti da lui steso così descritto: “….ho immaginato di dipingere le pareti cieche di questo quartiere, di chiamare altri amici, noti artisti di tutto il mondo, a lavorare con me per renderlo un luogo che racconti se stesso anche attraverso l’arte visiva. Ho immaginato insomma il museo a cielo aperto MURo per donare ai cittadini la bellezza delle opere e le riflessioni e il pensiero degli artisti, di cui potranno usufruire senza la necessità di andare in gallerie d’arte e musei. L’ho immaginato per abituare i più giovani a una visione della città e dei propri spazi pubblici positiva, alternativa ed opposta a quella offerta dal degrado estetico e ambientale, che diviene poi degrado sociale, quindi noncuranza per i beni che sono di tutti – come una strada, un giardino pubblico o un muro – e si trasforma spesso in disprezzo e vandalismo… Il primo murale lo ha dipinto lui in via dei Lentuli e s’intitola “Art Pollinares Quadraro”: stretto fra macchine disordinatamente parcheggiate, s’impone per l’originalità del tema e lo stile ultrapop, tipico dell’autore. Una giocosa effervescente corsa di spermatozoi percorre il muro di una sopraelevata fino a un ovulo cartoon a simboleggiare lo spirito creativo che va a fecondare le vie del quartiere.

Molti gli artisti stranieri che hanno arricchito l’esposizione museale con opere che invitano a riflettere sul tema della resistenza; internazionalmente riconosciuto per la sua capacità creativa, Gary Baseman in occasione del Q44 (evento che ricorda il rastrellamento nazista) ha riprodotto nel suo murale “Buckingham Warrior” il suo guerriero paladino dei veri eroi ispiratogli da suo padre, un sopravvissuto dell’Olocausto. Il dipinto si trova in Largo dei Quintili. Inquietante, affascinante, coinvolgente è il murale realizzato da Ron English in via dei Pisoni, famoso artista americano che esprime il Pop Surrealism con richiami al cinema, politica, pubblicità e fumetto.  La tridimensionalità di questa opera dai colori incisivi e squillanti, rappresenta un “Hulk” bambino tristemente corrucciato che rinasce da una periferia degradata, con un angosciante Mickey Mouse munito di una maschera antigas. Una splendida geisha dal volto malinconico riveste un muro di un garage in via degli Ortensi; è l’opera di Fin DAC un artista d’origine irlandese definito come vero e proprio Urban Aesthetics. Specializzato in soggetti femminili, imprime nelle sue figure tutta la passionalità e l’eleganza definendone le acconciature, gli abiti e gli accessori. Il significato della maschera sugli occhi che pare lacrimare? E’ il segreto inconfessabile del suo successo.

Quest’arte nata da artisti clandestini sempre in pericolo, era un segno provvisorio di protesta destinato a non durare ma solo a farsi notare per il breve attimo di una rivendicazione. La sua evoluzione si è rivelata nella nascita di veri e propri artisti, ricercati non solo dalle amministrazioni comunali per abbellire le metropoli persino nei loro inviolabili centri storici ma addirittura da galleristi che se ne contendono le esposizioni. Questo ha determinato un certo malumore nei fondamentalisti che spesso ne sfregiano le opere con scritte oltraggiose o con il simbolo del dollaro. Questo capita anche nel museo del Quadraro che per ovviare a ciò ha intrapreso un’opera di restauro utilizzando delle vernici speciali inattaccabili dagli spray.

Il Museo di Urban Art MURo organizza visite guidate a piedi e in bici, per gruppi e scolaresche per trascorrere una piacevole mattinata lungo un percorso costellato di opere d’arte, per conoscerne la storia e gli aspetti critici e artistici. Info: www.muromuseum.blogspot.it

Giornalista e viaggiatrice spesso a bordo di meravigliosi treni, ho viaggiato sui binari del mondo, ho percorso centinaia di chilometri testimoniando lo spettacolo dei paesaggi più svariati che scorrevano dal finestrino. I luoghi e volti di quelle esperienze di viaggio li condivido nei miei reportage ritrovando lo stupore e la meraviglia che ogni luogo racchiude. Seguitemi e non ve ne pentirete. Seguimi su Facebook

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